riguardo gli assegni bancari

2009-09-03 by

Per mia fortuna, metto raramente piede in una banca.

Ci sono pochi luoghi che odio maggiormente:


  • la sala d’attesa del dottore, nella quale metto piede ancor più raramente;

  • l’ufficio postale, che mediamente qualche volta l’anno mi tocca;

  • un qualsiasi negozio di vestiario;

  • l’elenco potrebbe continuare, ma mi si è già accapponata la pelle e non vorrei avere conseguenze più spiacevoli.

Oggi mi sarebbe toccato cambiare un assegno; una cifra abbastanza irrisoria (almeno per una Banca).

Mi reco fiducioso nella filiale ove il pagante ha il conto, ché mi fu détto, l’ultima volta in cui feci una simile operazione, essere buona pratica per non vedersi rifiutare il pagamento, cosa che già mi pare assurda di per sé.

Giunto in filiale, depositati i vari oggetti metallici e dunque ottenuto al secondo tentativo l’ingresso in banca, scopro che, non essendo io titolare di un conto corrente colà, allo scòpo di vedermi pagato l’assegno avrei dovuto essere in possesso della seguente documentazione:


  • valido documento d’identità, ovviamente ce l’ho

  • tesserino del codice fiscale, che penso un italiano su venticinque milioni pòrti con sé tutti i giorni, mentre i restanti trenta milioni lo hanno quasi certamente smarrito entro la prima settimana di vita.

Bene, io appartengo agli altri quasi trenta milioni che lo hanno smarrito, infatti.

Per una volta, e giuro che a mia memoria è la prima volta che protesto in vita mia ad uno sportello, ho abbozzato una timida protesta: il codice fiscale lo so a memoria, e non vedo davvero quale prova ulteriore della mia identità possa dare un tesserino recante i miei dati anagrafici insieme al mio codice fiscale, che peraltro sono indissolubilmente legàti ed il secondo è ricavabile dai primi: se non si fidano nemmeno di fronte al possesso di carta di identità e patente, entrambe recanti il mio bel vólto ben stampato in faccia, perché dovrebbero fidarsi del tesserino del codice fiscale o, e questo è fantastico, della tessera sanitaria?

Sì, avete capìto bene: se mi fóssi presentato preventivamente con la tessera sanitaria e due documenti di identità, non avrei avuto problemi. Almeno così mi ha détto il tizio, che citava norme antiriciclaggio datate 2007, di cui naturalmente in rete trovo traccia solo in merito al rilascio del blocchetto degli assegni.

Ho inoltre trovato in rete altre sentenze e leggine varie che recitano, tra le altre cose:

una recente sentenza della Corte di Cassazione ha stabilito che la banca non ha alcun obbligo di pagare a vista un assegno dietro presentazione dei documenti normalmente richiesti (carta d’identità o patente e codice fiscale). Questo per l’impossibilità di stabilire la veridicità dei documenti presentati.

Immagino senz’altro che tanto scrupolo non ci sarebbe stato se invece di essere pagato avrei dovuto pagare: addirittura la banca ha pieno diritto di dare per falsa la mia carta d’identità, di darmi insomma del truffatore e ladro di identità, qualora io non sia amico di Ciccio o figlio di Caio (e, essendo io effettivamente figlio di Caio, posso garantirvi che è così), per cui mi domando quali scrupolosi controlli vengano effettuati nel momento in cui un pluripregiudicato si presenti con la carta di identità di un assassino seriale morto 22 anni fa in carcere strozzato dopo 14 anni di galera da un autista uzbeko accusato di omicidio e guida in stato di ebrezza, ma dotato di tanto bel contante da depositare.

Tutto questo nel pieno rispetto che nutro nei confronti dei camionisti uzbeki.

Ho un’altra simpatica domanda che faccio come sempre a me stesso: possibile che nel 2009 non esistano forme di pagamento più sicure, rapide ed efficaci dell’assegno? mi dirai: i bonifici. già, i bonifici.. perché non i bonifici? cioè, se esistono i bonifici, perché esistono ancóra gli assegni?
E perché, dato che saranno orientativamente 500 anni che le banche fanno problemi a pagare un assegno, non si è pensato di sostituirlo con altro metodo?

Infine, ho un’ultima raggelante domanda: com’è possibile che, per ricevere del denaro, io debba fare tutto questo, quando poi c’è gente che riesce a rapinare delle filiali avendo in mano un temperìno?

aggiornamento: mi sono presentato oggi, cioè il giorno dopo, presso la stessa filiale con la tessera sanitaria richiestami.
Il tizio, sempre lo stesso che mi ha chiesto la tessera, quando ha visto il misterioso documento, ha détto: “huh, ma mo’ ci sta il codice fiscale qua sopra?”. Naturalmente c’era, e naturalmente, una volta lettolo, ha posato il prezioso oggetto che doveva servire ad “anagrafizzarmi”.
PS per il tizio: non ce l’ho con te, davvero.


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