"il popolo della rete"

2009-12-16 by

“Sono costretto a prorompere in un tristissimo” post.

sono ormai mesi che ho sviluppato una forma di allergia nei confronti della definizione di cui all’oggetto, ormai abusata ovunque quando è tempo di dare una non-notizia.


Su qualsiasi accadimento, per fortuna, è tuttora possibile avere un’opinione e in ciò non c’è nulla di male, e non ce n’è nemmeno nell’andare su Internet ad esprimerla, cosa che d’altra parte sto facendo io in questo momento.


Se già ormai siamo abituàti a vedere Internet come ricettacolo delle peggiori abiezioni del genere umano, viene da domandarsi come mai non si faccia lo stesso discorso nel momento in cui, sull’onda emozionàle di qualche accadimento, orde di “cittadini della rete” si scaglino contro o a favore di questo qualcosa.


Per quale ragione, mi domando, a questi fenomeni dev’essere dato il nome di “popolo della rete”, non essendo possibile ricondurre la moltitudine di pensieri, opinioni, giudizi e pregiudizi di ciascuno sotto una singola etichetta. Da dove, dunque, hanno origine frasi come “il popolo della rete è in subbuglio”, “si interroga”, “monta la protesta”, se il soggetto che compie queste azioni non esiste?



Un preciso, oserei dire enciclopedico, esempio di quanto questa definizione sia strumentale è accaduto qualche giorno fa, quando il nostro presidente del consiglio, ahilui, è stato colpito al vólto da una persona, rimanendo ferito. Immediatamente, orde di persone hanno compiuto azioni forse più irrazionali di quella del contusore.

Ne analizzo alcune:
a] diventare fan su Facebook di un finto profilo dell’aggressore:
naturalmente questo atteggiamento è stato tenuto da chi già da tempo si augurava che un evento del genere potesse accadere e, come se non bastasse, chi ha compiuto una simile idiozia ha anche avuto l’ottima idea di invitare chiunque via Facebook a fare lo stesso. Tralasciando il fatto che si tratta di un atto cretino in sé, indipendentemente dalla parte politica cui si appartiene o per meglio dire si crede di appartenere, senza alcuna conseguenza positiva e con l’unico risultato di autoetichettarsi come imbecille davanti a milioni di persone, la cosa è stata immediatamente strumentalizzata sia dai media, che hanno riportato scandalizzàti la notizia, finalmente per una volta distinguendo le persone della rete senza amalgamarle in un unico “popolo della rete”, sia dalla politica, che ne approfitta per minacciare nuove restrizioni all’opinione

b] acquistare lo stesso tipo di souvenir che è stato usato per colpire il premier:
questo è un feticismo fantastico, che non smette di affascinarmi. mi ricorda un po’ il turismo da notizia, non so perché.

c] sostenere l’eminente contuso affiliandosi a gruppo opposto a quelo di cui al punto a]:
qui c’è da raccontare un fenomeno divertente che, come spesso accade per i fenomeni divertenti, è anche preoccupante: un paio di settimane fa avevo notato su Facebook la presenza diun gruppo dal nome “diciamo no a Facebook a pagamento nel 2010!! servono 15 minlioni di iscritti!!”. Inutile dire che si tratta della solita esca per boccaloni, tant’è vero che, in massima parte, i suoi contenuti erano pubblicitari. Bene, dopo l’attacco subìto dal presidente del consiglio, il nome del gruppo è cambiato (non sapevo nemmeno si potesse fare), diventando un gruppo di sostegno al ferito. Mi domando, e non conosco la risposta purtroppo, se gli iscritti abbiano ricevuto comunicazione automatica del cambio di nome, sta di fatto che anche questo accadimento è sintomo di quanto facilmente si venga strumentalizzati in rete se ci si muove in maniera totalmente acritica.








È incredibile: nemmeno di fronte all’aggressione di una carica dello Stato riusciamo ad essere compatti, ad essere “popolo”. Se ad essere stato colpito fósse stato un esponente della sinistra, il “popolo della destra” (naturalmente unanime, secondo i media e la politica) avrebbe gridato alla vittoria, mentre il “popolo della sinistra” avrebbe voluto la testa dell’aggressore e l’abolizione del Nuovo Partito Fascista.



Di tutti i media che ho ascoltato-visto-letto, solo RaiNews24 e Radio24 hanno preso queste notizie per quel che sono: dalla rete tendono naturalmente ad emergere solo i pensieri estremi, ed anche persone solitamente più pacate, che mai compierebbero un gesto come quello di colpire un altro uomo, plaudono virtualmente; tanto cosa costa.. che ci vuole.. è un click.. un click “anonimo”..



Non si riesce invece a ricondurre il fenomeno a quel che è: il gesto folle di un folle, certamente frutto dell’esasperazione politica di cui abbiamo colpa tutti, in primis le parti politiche per averla creata, in secundis noi cittadini (sempre tutti, ovvio) per esserci caduti e continuare a caderci da anni ad ogni mezza provocazione di questa o quella parte politica. Ed ora che tutto ciò è sfociato in una aggressione, cosa facciamo? Di nuovo muro contro muro, faccia contro faccia.

Divisi.

Eppure, non si sa come sia possibile, su Internet saremo sempre e comunque “il popolo della rete”.

Facebook and Me

2009-11-12 by

I have been adviced since a long time to join the fantastic Facebook social network:
many friends, my girlfriend and some workmates did so, but I always rejected the idea because to me it all appeared like a complete mess, an unusable maze of flash-running useless info, never-ending debates which however suddenly die without a conclusion, and all in all a stupid container of containers, which themselves contained mostly ideas and items produced by pop-culture, to which people adhere or refuse by heart.
Also, it easily became evident that, when the standard media understood the social power of Facebook (several months later than the Internet itself did, as always), it turned into an endless source of non-news such as “Shocking news! A pro-nazi group has been created on Facebook, counting more than 1,000 people!”, which actually means: “We are giving attention to a bunch of idiot teens like there have always been, but Facebook gave them the chance to be finally noticed by the world”. But what’s even worse is the birth of what I call the “impulsive groups”: if something happens or is about to happen, immediately groups pro or against this “something” start to grow, and people start to join them like mad, discuss, debate, struggle, argue.. then.. then another news arrives, and the loop restarts.



Then, 3 days ago, I noticed that Jamendo website created a Facebook application to easily share music on it, so I finally decided to join the network in order to spread my albums. First of all, I was disappointed to discover that the application was in fact just another way to say “Hey, look me! I’m fan of this! Look how I am cool!”, which obviously nobody cares of; then, I tried to created a so called “Business page” for my music, to discover that everything in Facebook is designed to be “created” and viewed by dummies: if you simply want to create a link, you have to load an application, or press some kind of hidden button, and so on. This can acutally be good for dummies, but sorry, I’m not one of them. I would like to actually integrate my Jamendo account into Facebook, to post my RSS feeds to it and by no mean I’m willing to use a “Facebook application” for that; also, I’m not willing to upload my music to a site which copyright policy is so doubtful. No, thanks.



Then I have tried to give a look at the Renoise users group in Facebook, which is exactly what I thought it was, id est: a ton of “Here I am” shouts, to which I added mine, some propaganda links, and that’s all; nothing compared to the enourmous amount of technical resources available on Renoise.com forums, which lead me to the last conclusion: Facebook is a grand mess of superficial, uncategorized information; although it may look highly categorized at first, you will NEVER end in finding something which is not available elsewhere, and everything which is not in the front page is dead and buried forever.



So, in the end, you are welcomed to be my friend on Facebook, if you are actually my friend, and you are welcomed to be a fan of my Facebook artist page, if you like my music, but don’t expect me to interact with that mess. Please respect my opinion.



I acknowledge this is too much words to be read by the standard Facebook reader, and that’s part of the problem.

my FB artist page

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